Giovanni Paolo II finalmente Santo

La fine di un cammino l’inizio di un grande viaggio

Parla il Postulatore Mons. Slawomir Oder

Come ormai è noto, sarà il 27 aprile del prossimo anno, il giorno scelto da Papa Francesco per proclamare il nostro Beato Giovanni Paolo II finalmente Santo. Sarà un momento di gioia per milioni di fedeli che, provenienti da tutto il mondo, si riverseranno a piazza San Pietro per ascoltare l’atteso annuncio.

Quel giorno porterà a conclusione un lungo cammino durato 8 anni, che ci ha fatto scoprire e amare la figura di Giovanni Paolo II, ancora di più , forse, di quanto accaduto in vita.

Ed è per questo che, proprio quel 27 aprile, segnerà l’inizio di un nuovo viaggio, un viaggio eterno, insieme alla figura del nostro amato Karol, incastonata per  sempre nella gloria dei Santi.

Un traguardo, questo, raggiunto anche grazie al lavoro silenzioso e costante del Postulatore della Causa di Canonizzazione, Mons. Slawomir Oder che, con un viso raggiante, ci racconta come si sta preparando per un momento tanto importante.

Mons. Oder, come si è sentito dopo l’ufficializzazione, da parte di Papa Francesco, della data di Canonizzazione?

La data ufficiale è una cosa che mi rallegra davvero tanto. Certo non era una sorpresa totale, in quanto il Papa nel suo viaggio di ritorno da Rio aveva già dato due possibili date, una a dicembre e poi quella di aprile. Entrambe con due significati particolari: dicembre avrebbe dato un riferimento diretto al Concilio Vaticano II, ma per il tempo incerto e le festività ravvicinate avrebbe potuto creare molti problemi dal punto di vista logistico. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che per quell’evento si mobiliteranno milioni di fedeli, proprio come avvenuto per il giorno della morte e della Beatificazione.

Invece aprile?

La data di aprile è importante perché si riferisce direttamente a Giovanni Paolo II. E unisce anche la sensibilità di Papa Francesco perché coincide con la giornata della divina misericordia. È senz’altro la cosa ha un grande impatto simbolico, perché rappresenta un sigillo sull’operato e sul pontificato di Giovanni Paolo II e lo consacra ufficialmente come un grande apostolo della divina misericordia.

Qual è il suo rapporto con le due persone miracolate da Giovanni Paolo II?

Ho conosciuto tutte è due le persone miracolate: suor Marie Simon Pierre Normand e la costaricana Floribeth Mora Dìaz. La prima guarita completamente dal morbo di Parkinson e la seconda da un aneurisma celebrale. Sono state due esperienze forti e toccanti sia dal punto di vista umano che spirituale. Incontrando queste persone ho davvero avuto davanti agli occhi la concreta manifestazione dell’amore e della gloria di Dio, per intercessione del nostro amato Giovanni Paolo II.

In quel giorno sarà portato alla gloria dei Santi anche Giovanni XXIII. A cosa è dovuta secondo lei, la scelta di legare in modo cosi forte le figure di questi due amati Pontefici?

È evidente voler legare le storie di due Papi che nel ventesimo secolo hanno costituiscono la storia Chiesa. Papa Giovanni XXIII, con il suo intuito e la visione profetica, ha spalancato la figura della chiesa ai tempi nuovi, convocando il Concilio Vaticano II; Giovanni Paolo II, che partecipa come uno dei padri conciliari, diventa il figlio del Concilio, mettendo in praticale le idee e gli insegnamenti di quell’importante evento: prima con la sua attività pastorale come Vescovo di Cracovia, poi come Pastore della Chiesa universale.

Quindi è un riconoscimento formale per quello che i due Pontefici hanno rappresentato e operato in seno alla Chiesa?

Non dobbiamo dimenticare che se Giovanni XXIII apre il Concilio, Giovanni Paolo II formalmente lo chiude con l’emanazione di due documenti: il Codice di diritto Canonico del 1983 e il Catechismo della Chiesa Cattolica. Entrambi frutto, proprio, della riflessione conciliare.

Cosa rappresentano questi due documenti?

Il primo ha cambiato profondamente la vita e il modo di operare della chiesa. È un documento richiesto proprio dal Concilio per modificare il codice precedente del 1917,  traducendo nella norma giuridica tutto quello che la Chiesa ha ottenuto dal Concilio: prima come postulati e poi, durante gli anni, vissuta come prassi. Per il Catechismo il concetto è lo stesso: si è attuata una revisione della teologia, del deposito della fede, tutto in chiave conciliare.

Ora come Postulatore quale altro compito l’attende?

Con la Canonizzazione il mio mandato sarà terminato ma continuerà questo bellissimo movimento spirituale legato alla reliquia itinerante. Tutto in attesa del grande appuntamento, quando la città di Roma sarà stracolma di pellegrini da ogni parte del mondo.

Articolo di  Giuseppe Tetto (www.karol-wojtyla.org)

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